Ecco le tre start up italiane che sono riuscite a crescere e diventare impresa, segnalate recentemente da Harvard Business Review Italia e Gea

DriveK di Milano  – automotive

Il principale servizio dell’azienda è rivolto a chi vuole cambiare auto: si tratta di un comparatore online che permette di configurare il veicolo e richiedere un preventivo a diverse concessionarie e case automobilistiche. Tutto è iniziato nel 2010 quando i tre giovani soci vendono la loro web agency e si chiedono cosa fare nel futuro. L’intuizione consiste nel concentrarsi su un settore ad alto potenziale e basso grado di digitalizzazione: l’automotive, appunto. Sei anni fa il processo di acquisto per comprare o cambiare auto era ancora legato al tradizionale giro di concessionarie e lettura di riviste specializzate; mancava un servizio veloce, facile e neutrale per aiutare il consumatore in questa scelta a volte complessa.

Intuizione vincente: dal fatturato iniziale di 200 mila euro nel 2011, MotorK Italia Srl raddoppia ogni anno il volume d’affari per arrivare ai 6 milioni del 2015, anno in cui 125mila auto sono state vendute grazie al portale DriveK. La crescita non è finita; l’azienda ha oggi 4 sedi in Europa e piani di sviluppo per il Sud America. Grazie a cosa è stato possibile questo exploit?  «Grezzo intuito, un po’ di fortuna e tanta flessibilità» dicono i fondatori  «dall’inizio ad oggi il modello di business è cambiato diverse volte ed è in continua evoluzione. Chi ci paga, quanto paga, come incassare? Nessuno ci ha mai insegnato come fare: ogni giorno gestiamo la più grande azienda che abbiamo mai gestito».

Oggi MotorK cerca giovani talenti e punta a raddoppiare i dipendenti entro il 2017.

Fazland di Reggio Emilia – servizi

Sistema online per ricevere preventivi di servizi diversi: imbianchini, idraulici, ma anche personal trainer, interpreti, wedding planner. In pratica è un punto di incontro tra domanda e offerta di servizi al di là del tradizionale passaparola. L’idea nasce nel 2013 dal vissuto dei fondatori, giovani professionisti in trasferta all’estero. La fatica di trovare un elettricista in Danimarca ha acceso la classica lampadina ed è arrivata la comprensione che un sistema online poteva risolvere un problema a molte persone. Oggi Fazland conta più di 25mila aziende iscritte al portale ed è passata dai 200mila euro fatturati nel 2015 ai 2 milioni e 20 dipendenti del 2016.

La sfida principale è stata quella di individuare il modello di revenues più corretto. Da subito il progetto prevedeva che il servizio doveva essere gratuito per il consumatore e che il fornitore doveva pagare una percentuale all’intermediario, ma trovare il sistema ideale non è stato facile nè immediato. Oggi il pricing è gestito da un algoritmo sviluppato ad hoc.

La criticità più alta è la scarsa digitalizzazione in Italia e l’abitudine secolare alle referenze verbali. Ma grazie alle nuove generazioni abituate a rivolgersi al web come fonte di informazioni affidabili, la società prevede di moltiplicare velocemente il fatturato nel triennio a venire.

Anche Fazland cerca giovani talenti per consolidare la crescita e prevede di assumere a breve altre 25 persone.

Diamante di Verona – biotecnologie

Con un team tutto al femminile, l’azienda ha scoperto un modo per utilizzare le piante nella produzione eco-sostenibile di nanoparticelle basate su virus vegetali modificati. Il prodotto è un kit per la diagnosi della sindrome di Sjogren, malattia autoimmune caratterizzata dall’autodistruzione delle ghiandole lacrimali e salivari.

Le caratteristiche che hanno contribuito di più al successo dell’iniziativa, sono state il coraggio, la capacità di confrontarsi con gli altri e la flessibilità. La stessa strategia commerciale è stata cambiata diverse volte. All’inizio la società voleva proporsi direttamente agli ospedali, poi ha capito che era meglio appoggiarsi ai distributori. Come dire: non bisogna innamorarsi troppo della propria idea.

Le prossime sfide saranno quelle di trovare applicazioni della tecnologia adatte alla diagnosi di altre malattie autoimmuni e a nuovi settori, per esempio quello terapeutico e cosmetico.