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Industria 4.0 e le nuove tecnologie abilitanti

Un po’ di storia

Nel nostro Paese a settembre 2016 l’allora Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda presenta il Piano Nazionale Industria 4.0 (Piano Impresa 4.0), con il preciso intento di incentivare le aziende a investire nello sviluppo industriale attraverso processi di digitalizzazione e l’accesso a innovazioni digitali.

Si chiama Industria 4.0 perché rappresenta una quarta rivoluzione industriale, rispetto al modo di produrre e organizzare il lavoro. Con modelli sempre più automatizzati, interconnessi, con nuove tecnologie produttive che migliorano le condizioni di lavoro e contemporaneamente aumentano la produttività degli impianti e la qualità dei prodotti.

Il Piano Impresa 4.0 segna la linea di partenza per chiarire quali sono i processi innovativi e quali gli strumenti per sostenere le aziende, a fronte di un rinnovato quadro giuridico-finanziario; tale assetto si rinnova negli anni a seguire, ma viene confermata la volontà a livello istituzionale di garantire continuità alle iniziative imprenditoriali volte a favorire un rinnovamento dei processi industriali in chiave 4.0.

L’opportunità del Piano Impresa 4.0

L’ecosistema imprenditoriale italiano è caratterizzato da PMI, che storicamente incontrano più ostacoli ad avviare processi di innovazione e di sviluppo tecnologico; considerate le peculiarità del contesto di riferimento, il piano rappresenta una concreta opportunità per le aziende che vogliono raccogliere le sfide della Quarta rivoluzione industriale, incentivando la diffusione di una tecnologia 4.0, ovvero quella delle nuove tecnologie abilitanti (Key Enabling Technologies – KETs).

Le tecnologie abilitanti sono le seguenti:

  • Industrial Internet of Things (IOT): tecnologie basate su smart objects e reti intelligenti;
  • Industrial Analytics: tecnologie in grado di sfruttare le informazioni celate nei big data;
  • Cloud Manufacturing: applicazione in ambito manifatturiero del cloud computing;
  • Advanced Automation: tecnologie affini alla robotica, con riferimento ai più recenti sistemi di produzione automatizzati;
  • Advanced Human Machine Interface (HMI): dispositivi indossabili e nuove interfacce uomo/macchina;
  • Additive Manufacturing: categoria di tecnologie affine a quanto già individuato da Boston Consulting.

Tra i principali benefici derivanti dall’adozione di queste tecnologie 4.0, il governo identifica i vantaggi per le aziende italiane misurati in termine di:

  • maggiore flessibilità attraverso la produzione di piccoli lotti ai costi della grande scala;
  • maggiore velocità dal prototipo alla produzione in serie attraverso tecnologie innovative;
  • maggiore produttività attraverso minori tempi di set-up, riduzione errori e fermi macchina;
  • migliore qualità e minori scarti mediante sensori che monitorano la produzione in tempo reale;
  • maggiore competitività del prodotto grazie a maggiori funzionalità derivanti dall’Internet delle cose.[1]

Il Governo decide quindi di mettere a disposizione di tutti gli imprenditori delle misure attivabili “in automatico”, cioè senza presentazione di una richiesta prima di intraprenderli, ma usufruibili come credito e da tutti i soggetti interessati.

Nascono quindi l’Iperammortamento e il Superammortamento, la cui evoluzione è rappresentata dall’attuale misura del Credito d’Imposta in Beni Strumentali.

[1] MISE, Piano Industria 4.0

Il Credito d’imposta in beni strumentali 4.0

Il Piano Industria 4.0 ha tra i suoi obiettivi prioritari quello di contrastare l’obsolescenza dei macchinari consentendo alle aziende italiane di posizionarsi al pari dei competitor, cercando di colmare un ritardo storico del Paese.

Con la legge di Bilancio 2021 (legge 30 dicembre 2020, n. 178), è stata rivista la disciplina del credito d’imposta per gli investimenti in beni strumentali nuovi, materiali e immateriali, destinati alle strutture produttive delle aziende ubicate nel territorio italiano. Il credito ha l’obiettivo di supportare e incentivare le imprese che investono in beni strumentali nuovi, che possono essere materiali e immateriali, funzionali alla trasformazione tecnologica e digitale dei processi produttivi.

In questo frangente, un ruolo centrale è svolto dai cosiddetti “beni 4.0” che, per essere definiti tali, devono rispondere a due requisiti chiave:

  • Interconnessione
  • Integrazione

I beni strumentali materiali

È possibile richiedere il credito d’imposta per l’acquisto di beni materiali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa, acquistati in proprietà o in leasing.

L’elenco completo dei beni strumentali materiali 4.0 (o tecnologicamente avanzati) è contenuto nell’Allegato A del MISE.[1]

I beni sono raggruppabili in tre categorie sulla base di caratteristiche tecniche diverse.

  • Beni strumentali il cui funzionamento è controllato da sistemi computerizzati o gestito tramite opportuni sensori e azionamenti.
  • Sistemi per l’assicurazione della qualità e della sostenibilità
  • Dispositivi per l’interazione uomo-macchina e per il miglioramento dell’ergonomia e della sicurezza del posto di lavoro in logica “4.0”.

[1] Allegato A – legge 11 dicembre 2016, n.232

I beni strumentali immateriali

È possibile richiedere il credito d’imposta per l’acquisto di beni immateriali nuovi strumentali all’esercizio d’impresa, acquistati in proprietà o in leasing.

L’elenco completo dei beni strumentali immateriali 4.0 (o tecnologicamente avanzati funzionali ai processi di trasformazione 4.0) è contenuto nell’Allegato B del MISE.[1]

Questi beni sono identificabili in software, sistemi e system integration, piattaforme e applicazioni che risultano strettamente legati ai processi aziendali e agli investimenti di tipo 4.0.

[1] Allegato A – legge 11 dicembre 2016, n.232

Quali aziende possono usufruire del 4.0

Tutte le imprese residenti in Italia in, a prescindere dalla forma giuridica, settore economico, dimensione e regime fiscale, che acquistano beni strumentali materiali e immateriali nuovi possono quindi usufruire di questo beneficio fiscale, con l’esclusione delle imprese in stato di liquidazione volontaria, fallimento, liquidazione coatta amministrativa, concordato preventivo senza continuità aziendale o sottoposte ad altra procedura concorsuale di cui alla legge fallimentare o al codice della crisi di impresa o ad altre leggi speciali (anche ove sia ancora in corso un procedimento per la dichiarazione di una delle suddette situazioni), nonché delle imprese destinatarie di sanzioni interdittive.
Inoltre, come stabilito dall’ultimo periodo del comma 1052 della legge di bilancio 2021, per le imprese ammesse al credito d’imposta, la fruizione del beneficio è subordinato al rispetto della normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro applicabili in ciascun settore e al «corretto adempimento degli obblighi di versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a favore dei lavoratori»

Come beneficiare del credito d’imposta

Con la legge di Bilancio 2022, è stato confermato il periodo utile per ricevere l’aliquota relativa al credito d’imposta 4.0.

In sintesi, le aziende possono:

  • avere già confermato un investimento con acconto entro 31/12/2021, beneficando delle condizioni applicate nell’esercizio 2021;
  • svolgere un investimento nel 2022, beneficando delle condizioni applicate nell’esercizio 2022 e fino al 30/06/2023;
  • svolgere l’attività dal 2023 a giugno 2026, beneficiando delle condizioni applicate a partire dal 2023, a patto di avere confermato e versato acconti entro 31/12/2025 per almeno il 20% del progetto.

Il credito d’imposto viene goduto come compensazione su F24 con l’uso degli appositi codici tributo istituiti, da utilizzare in compensazione dei bonus Transizione 4.0. L’agevolazione verrà goduta dall’impresa in 3 quote annuali di pari importo a decorrere dall’anno di interconnessione dei beni.

Il credito è riconosciuto a tutte le imprese che effettuano investimenti in beni strumentali nuovi e destinati a strutture produttive ubicate nel territorio italiano, in percentuali diverse a seconda della tipologia di bene oggetto dell’investimento e che decresce negli anni.

Requisiti dei beni 4.0

Attenzione! Nessun bene è di per sé 4.0: questo vuol dire che non è sufficiente la dichiarazione del fornitore. I cosiddetti “beni 4.0” per poter usufruire del credito d’imposta devono rispondere a due requisiti chiave:

  • Interconnessione: il bene è connesso ad una rete, univocamente individuabile ed in grado di scambiare informazioni con altri sistemi.
  • Integrazione: il bene dialoga con il sistema logistico della fabbrica, con la rete di fornitura o con altre macchine del ciclo produttivo e con il sistema informativo dell’impresa

Per questo, ci deve essere una verifica dei requisiti tecnici di interconnessione da parte di un tecnico qualificato che attesti tali requisiti chiave. In particolare, per importi superiori a 300.000 € è obbligatoria una perizia asseverata, mentre per importi inferiori è sufficiente una dichiarazione del legale rappresentante.

I soggetti che si avvalgono del credito d’imposta sono tenuti a conservare, pena la revoca del beneficio, la documentazione idonea a dimostrare:

  • l’effettivo sostenimento del costo
  • la corretta determinazione dei costi agevolabili

Nelle fatture e negli “altri documenti relativi all’acquisizione dei beni agevolati”, deve essere riportato l’espresso riferimento alla norma agevolativa (ordini, conferme d’ordine, contratti di Leasing, DDT e fatture) e Tutto il fascicolo tecnico relativo all’investimento effettuato deve essere custodito presso la sede del beneficiario dell’agevolazione ai fini dei successivi controlli.

Cumulabilità

Il credito d’imposta non è tassato ai fini IRPEF / IRES / IRAP. Inoltre, è cumulabile con altre agevolazioni sugli stessi beni, come per esempio la Nuova Sabatini, a condizione che il cumulo non porti al superamento del costo totale sostenuto per l’investimento.

Check list per la richiesta del credito d’imposta

  • Gli investimenti devono essere stati effettuati entro precise tempistiche, con conferma d’acquisto e acconti versati nella finestra temporale dedicata.
  • Dall’entrata in funzione del bene e dall’interconnessione (per beni 4.0), è possibile iniziare a usufruire del beneficio fiscale.
  • Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione nel modello F24 utilizzando specifici codici tributo in base alla tipologia di investimento realizzato.
  • La misura è cumulabile con altre agevolazioni che abbiano a oggetto i medesimi costi, come ad esempio la Nuova Sabatini.
  • Tutti i documenti relativi agli investimenti, con particolare attenzione per conferme d’ordine, fatture e DDT, devono riportare la dicitura richiesta.
  • Qualora l’investimento preveda il cumulo anche con la Nuova Sabatini, è necessaria la doppia dicitura.
  • I due requisiti fondamentali: interconnessione e integrazione
  • Il fascicolo tecnico relativo all’investimento effettuato deve essere custodito presso la sede del beneficiario dell’agevolazione ai fini dei successivi controlli.
  • Per usufruire del credito d’imposta è necessaria, in alternativa:
    • una perizia asseverata o giurata corredata da un’analisi tecnica rilasciata da un tecnico abilitato
    • un attestato di conformità rilasciato da un ente di certificazione accreditato
    • per i beni al di sotto dei 300.000€ è possibile presentare una dichiarazione resa dal Legale Rappresentante anziché perizia asseverata.

Credito d’imposta 4.0: le novità del 2023

Nel 2023, rispetto agli anni precedenti, e come già previsto dalla legge di bilancio del 2021, sono diminuiti i vantaggi per chi acquista beni 4.0: sono gradualmente diminuite sia le percentuali sia il massimale degli investimenti ammissibili.
Nella legge di bilancio 2023 (Legge n. 197 del 29 dicembre 2022, art. 1, comma 423) è stato prorogato il temine di consegna dei beni prenotati entro il 31 dicembre 2022, dal 30 giugno 2023 al 30 settembre 2023.
Salvo ulteriori modifiche legislative, il credito d’ imposta degli investimenti in beni materiali iniziati a partire dal 1° gennaio 2023 e fino al 2025 saranno:

Salvo ulteriori modifiche legislative, Il credito d’ imposta degli investimenti in beni immateriali 4.0 a partire dal 2023 e fino al 2025 saranno:

  • 20% per investimenti fino al 31 dicembre 2023 (o 30 giugno 2024, se entro il 2023 l’ordine risulti accettato e pagati acconti per il 20%);
  • 15% per investimenti fino al 31 dicembre 2024 (o 30 giugno 2025, se entro il 2024 l’ordine risulti accettato e pagati acconti per il 20%);
  • 10% per investimenti fino al 31 dicembre 2025 (o 30 giugno 2026, se entro il 2025 l’ordine risulti accettato e pagati acconti per il 20%).

Servizio Audit 4.0

Si stima che circa 13 dei 23 miliardi mossi fin qui dal PNRR siano legati ai crediti d’imposta automatici chiesti dalle imprese per l’innovazione o dai cittadini per i bonus edilizi e l’Agenzia delle Entrate si sta attivando per i controlli sistematici nell’utilizzo dei crediti d’imposta 4.0 da parte delle imprese.

Con il servizio audit 4.0 noi di Scuadra avvieremo un’attività di verifica e di revisione della documentazione prodotta per poter usufruire del credito d’imposta 4.0, per controllare che sussistano i requisiti richiesti dalla normativa e che questi siano costanti e continui nel tempo, evitando sanzioni o revoche del beneficio in caso di controllo.

Scopri il servizio Audit 4.0

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