Ore 8.30, oggi si comincia presto perché è un giorno particolare: devo pianificare alcune attività per un’azienda che vuole crescere. C’è da stabilire l’acquisto dell’immobile, il finanziamento adatto, la collaborazione dei professionisti giusti, un budget, la riorganizzazione societaria, insomma il meglio della consulenza. Sono posizionato alla mia scrivania, accendo il computer e inizio a leggere le e-mail. Ad alcune bisogna rispondere subito e mentre scrivo arriva trafelata la mia collaboratrice, quella più fidata – dottore, abbiamo un problema con l’invio telematico! – sembra bello come termine. In effetti l’invio telematico ricorda il trasporto interstellare di una certa filmografia fantascientifica di serie B. In realtà è molto meno, non è altro che un servizio che devo effettuare per aiutare l’amministrazione finanziaria in un compito per loro oneroso e difficile: gestire i dichiarativi fiscali. Va bene! Mi fermo. Blocco tutto. Vado a controllore, chiamiamo il responsabile software, 2 o 3 telefonate e alle 10:15 abbiamo risolto il problema.
Riprendo a guardare il mio foglio Excel con il mio bravo programmino per l’analisi del cliente da riorganizzare. Devo sentirlo alle 18. Dopo 10 minuti leggo un avviso e-mail che mi fa sempre allarmare: circolare agenzia delle entrate. Non posso far finta di niente. Devo andare a vedere la circolare numero 27/E che interpreta in maniera originale e, ovviamente, a sfavore del contribuente in merito alla gestione dell’onere… ecc. In quel momento mi rendo conto che almeno 15/16 persone avevano ricevuto da me un’informazione esattamente contraria a questa strabiliante interpretazione dell’agenzia delle entrate. Non è possibile! Devo correre ai ripari. Alle 11:00 alzo il telefono e comincio a chiamare: – mi scusi non è colpa mia, ma è appena arrivata una circolare che spiega in maniera diversa e antitetica quello che le illustravo proprio ieri – (o l’altro ieri, una settimana, un anno fa). Le proteste e le parole pesanti sul Governo, sulla BCE, sulla storia d’Italia, sui partiti partono automaticamente.
Finalmente posso mettermi a guardare il foglio Excel, caro amico bistrattato. Ore 12:25 mi chiama un cliente e mi strilla preoccupatissimo: – dottore un amico del mio amico che ha un panificio all’angolo della strada, tra la piazza e l’incrocio, ha saputo che bisogna regolarizzare i capitali detenuti all’estero! – Capitali detenuti all’estero? – gli domando tra l’incredulo e l’irritato. – E tu cosa centri con i capitali detenuti all’estero? – Sa, dottore, volevo tenerlo per me, non volevo coinvolgerla, in effetti ho portato un po’ di soldi in Svizzera – come un po’ di soldi Svizzera! – lo rimprovero – e adesso me lo dici! Dai, vieni che ti spiego. – Alle 13:00 ragiono di fiscalità internazionale con un piccolo artigiano che aveva messo da parte dei soldi e aveva deciso, non si sa per quale motivo, di portarli in Svizzera in un conto cifrato. Non aveva senso andare in Svizzera, non aveva senso cifrare il conto, soprattutto non aveva senso NON DIRMELO. La conversazione dura più di un’ora. In effetti spiegare le sanzioni, i calcoli e le modalità per far rientrare i capitali all’estero non è cosa da qualche minuto. Probabilmente per risolvere un problema di 100 il mio cliente dovrà spendere quasi 100. L’operazione è finanziariamente ed economicamente perfetta, per il cliente non proprio.
Dopo aver saltato il pranzo, intorno alle 14:15 sono di fronte al mio progetto, dare una nuova vita all’azienda che vuole crescere. Invece NO. Alle 14:30 arriva il mio socio: – dobbiamo assolutamente trovare il modo per non far pagare questa cartella esattoriale al cliente Y. – che vuol dire – chiedo guardandolo negli occhi – dobbiamo fare in modo che non paghi? – dobbiamo leggerci le carte, trovare un qualcosa che ci permetta di sgravare (termine tecnico che vuol dire annullare, le nascite dei bambini non c’entrano) la cartella! Il cliente è troppo importante! – è una parola! dobbiamo trovare tutti documenti necessari – dico preoccupandomi del tempo che dovrò perdere – in così poco tempo, non ce la faremo mai! – Il cliente si è ricordato solo adesso di portarmi le carte – dice il mio socio sempre più in affanno. Va bene. Chiamo il collega esperto in contenzioso, ne parliamo, troviamo una soluzione tampone e ne ragioniamo con il cliente. Due ore vanno via.
Finalmente riesco a riconcentrarmi. ……l’immobile ha le caratteristiche tecniche sufficienti per le dimensioni dell’azienda mia cliente… Squilla ancora il telefono, è la segretaria: – c’è qui il signor tal dei tali. Ha bisogno di parlare urgentemente con lei – Ho notato che, statisticamente, la parola urgente è, quasi sempre, strettamente connessa con un problema fiscale. Sì, è vero, ci possono essere dei problemi di gestione familiare, di rapporti col dipendente o con il socio. Ma la questione più urgente, è sempre ed esclusivamente di natura fiscale. – Va bene lo faccia entrare tanto non sto facendo nulla! – La cosa urgente: – quest’anno sto facendo troppo fatturato! Devo scaricare (termine tecnico che vuol dire: fare acquisti per dichiarare meno reddito. L’idraulico non è da chiamare) di più. Voglio comprare il bene X. – Lo guardo e penso tra me e me “ma che grosso problema!” Sono indeciso se è più grosso questo o la fame nel mondo. Questo cliente se fa troppo fatturato non è contento perché paga troppe tasse, se invece ha una flessione pur pagando meno imposte è scontento perché non guadagna nulla… È generalmente, costantemente, profondamente, insoddisfatto. Ma la cosa che lo preoccupa di più è il risultato di un esame, che non è quello di maturità del figlio o della patente della figlia, bensì quello dello studio di settore. Ogni volta che un’impresa acquista qualcosa, automaticamente, con un riflesso felino, pone la solita domanda: – ma non è che mi modifico gli studi di settore? – E la risposta è sempre la stessa: occorre verificare! Quindi mi tocca verificare. Prendo lo studio di settore e inserisco l’acquisto del bene. Con grosso sospiro di tutti il cliente tal dei tali è ancora Congruo e Coerente (termine tecnico che il software dell’agenzia delle entrate utilizza per battezzare un contribuente come buono e onesto). – ora può comprare il bene – gli dico. Per un’ora e mezza ho parlato dell’acquisto di un bene.
Non è finita qui. – Qual è l’aliquota Iva giusta per quel lavoro in edilizia? Quando arriva l’agenzia delle entrate per una verifica presso una ditta come bisogna comportarsi? – Non sembra ci sia tregua oggi. Tutto il mondo sempre a girare intorno un unico argomento: le tasse, come pagarle, come pagarle giuste, come pagarle a rate, come evitare di avere sanzioni per il fatto che non vengono pagate giuste, e quali tipi di sanzioni, gli interessi, il cumulo….
Ormai è definitiva la consapevolezza che oggi non riuscirò a sviluppare il progetto iniziale di far crescere un’azienda. Faccio una riflessione guardandomi intorno. Ho una signorina che si occupa di invio telematico e lavora tutto il giorno, trasmette, trasmette, trasmette. Un’altra è l’addetta dell’antiriciclaggio (già! dobbiamo anche denunciare i nostri clienti che non si comportano bene in base ad una normativa che crea un ulteriore e pesante impegno per la maggior parte dei casi abbastanza inutile). Infine ho un’altra collaboratrice che effettua l’invio delle fatture elettroniche e delle comunicazioni alla Camera di Commercio, all’Inps, all’Inail e ad altri svariati enti amministrativi. Constato che la maggior parte della struttura che lavora per me, in effetti lavora per aiutare ENTI amministrativi di varie specie. La mia preparazione tecnica e professionale è asservita-genuflessa all’ADEMPIMENTO. È un virus infinito. Si riproduce. Ha sempre più forme. Non è mai controllabile. E di solito dice qualcosa che è esattamente il contrario di quello che aveva detto il giorno prima.
Il principio di vivere di rendita culturale nel nostro lavoro non esiste. Non si può costruire la conoscenza professionale su basi forti perché le basi spesso vengono cambiate.
La giornata è finita. È stata, per la stragrande maggioranza di essa, impiegata ad affrontare problemi fiscali che probabilmente non faranno crescere il cliente, non faranno crescere la società, né, tantomeno, la nostra attività professionale.
Sarebbe bello poter sviluppare progetti aziendalistici, aiutare il cliente nel prendere le decisioni giuste, parlare di progetti di espansione, di decisioni strategiche per il futuro suo e della sua famiglia. Ma non abbiamo il tempo, c’è da affrontare l’adempimento. Spesso si parla di agevolazioni fiscali, di riduzioni di aliquote, di pressione erariale controllata. Ho la convinzione che basterebbe semplificare un po’ il sistema, rendendo più vicino, più facile il linguaggio della norma tributaria e amministrativa, per avere risultati molto più efficaci.
La speranza è quella che un giorno potrò dedicare al nostro cliente tutto il tempo che vuole e che serve per poterlo accompagnare verso i suoi obiettivi di sviluppo, senza avere bruciori di stomaco per un ritardato versamento di un F24 (che non è un areo, ma un modello di pagamento).